
Perspectives April 24, 2020
Aiuti medici internazionali in Italia: solidarietà o propaganda?
Gli Italiani dovrebbero diffidare degli autocrati che portano doni

A field hospital set up in a former industrial plant in Turin, Italy. Editorial credit: MikeDotta / Shutterstock.com.
Dalla fine di febbraio, l’Italia è alle prese con uno dei focolai più gravi al mondo di COVID-19. Ad oggi l’Italia ha riportato il maggior numero di decessi in Europa, nonostante le misure di mitigazione estreme, incluso un blocco a livello nazionale che è stato imposto il 10 marzo.
Questa insolita sofferenza in una florida democrazia europea ha attirato l’attenzione dei poteri autoritari, per i quali ha rappresentato un’opportunità unica per insinuare la superiorità dei loro sistemi ed evidenziare il fallimento delle tradizionali alleanze nell’offrire assistenza. La consegna di materiali ed altri aiuti più che necessari da parte di Cina, Russia e Cuba è stata esaltata presso il pubblico italiano alimentando così una narrativa che punta il dito contro l’Europa per la mancanza di solidarietà durante la crisi. Tuttavia, analizzando rigorosamente i fatti accaduti negli ultimi due mesi appare evidente che le iniziative di aiuto da parte dei sistemi autoritari hanno a che vedere più con la propaganda di regime che non con i principi solidarietà.
Aiuti repentini, fuorvianti ed egoistici
Poiché l’enorme numero di infezioni ha rapidamente travolto il sistema sanitario italiano, Cina, Russia e Cuba hanno prontamente risposto con azioni concrete di emergenza. Il 13 marzo la Cina ha inviato per la prima volta nove medici e 30 tonnellate di attrezzature; ulteriori medici e forniture sono state inviate in diverse tranche nelle settimane successive. Il 22 marzo, una brigada medica cubana composta da 37 medici e 15 infermieri è arrivata in Lombardia, e quattro giorni dopo il governo russo ha organizzato almeno 15 voli militari che trasportavano materiale sanitario, prodotti farmaceutici e personale medico militare, tra cui truppe di protezione nucleare, biologica e chimica.
Per quanto concerne la Cina, la propaganda ha avuto inizio creando confusione tra le forniture acquistate e quelle donate, inoltre le spedizioni in Italia hanno rappresentato l’occasione propizia per capovolgere la narrativa esistente passando così da paese implicato nell’origine e censura del problema a nazione leader nella lotta contro il COVID-19. La propaganda ufficiale è stata amplificata da campagne di disinformazione sui social media: video di italiani riconoscenti che cantano l’inno nazionale cinese dai loro balconi sono diventati virali e i tweet che usano gli hashtag #GrazieCina e #forzaCinaeItalia sono stati promossi artificialmente — il 37% del primo e il 46% del secondo è stato dimostrato che sono stati generati da bot. Questi sforzi hanno raggiunto il loro scopo, infatti un sondaggio SWG ha rilevato che a marzo il 52% degli italiani considerava la Cina come una nazione amica, mentre a gennaio era il solo 10%. Allo stesso tempo, i media cinesi hanno manipolato le parole di un medico italiano per sostenere che il coronavirus si sia originato in Italia e non a Wuhan.
Anche il programma degli aiuti provenienti da Mosca, etichettato “Dalla Russia con amore”, presenta tutti gli elementi sospetti di un’operazione di propaganda tutt’altro che soft. Considerando che l’equipaggiamento donato è arrivato su aerei militari ed era accompagnato principalmente da personale militare, molti osservatori hanno suggerito che lo scopo era quello di collocare agenti russi in Italia, o semplicemente stabilire le condizioni geopolitiche favorevoli a creare frizioni tra Roma ed i suoi alleati NATO. Fonti politiche di alto nivello hanno riferito che fino all’80% delle apparecchiature trasportate dalla Russia si è rivelato inutile, pertanto alludendo al loro utilizzo pretestuale per operazioni di intelligence. Dopo che il quotidiano La Stampa ha pubblicato alcune inchieste in cui si analizzavano potenziali risvolti nascosti degli aiuti provenienti da Mosca, un portavoce del ministero della difesa russo ha minacciato apertamente il giornalista e la stessa testata in una dichiarazione scritta. Considerando la gravità di tale intimidazione, vari esponenti di diversi schieramenti politici hanno denunciato le dichiarazioni e hanno sollecitato le scuse dal governo russo.
La brigata di medici ed infermieri cubani arrivati brandendo una foto di Fidel Castro è stata molto probabilmente la delegazione accolta più calorosamente dai media e dai politici italiani. Tuttavia, la diplomazia medica de L’Avana ha una storia complicata che merita di essere accuratamente esaminata. Mentre il governo cubano promuove il suo programma medico internazionale come modello esemplare di solidarietà oltre confine verso le persone più vulnerabili, più di un centinaio di medici disertori hanno depositato le loro testimonianze come parte di una denuncia presso la Corte penale internazionale riferendo condizioni di lavoro proprie della schiavitù moderna. Secondo la denuncia, la metà dei medici non ha deciso volontariamente di aderire alle missioni e la maggior parte di loro non era neanche a conoscenza della località di destinazione. Una volta raggiunte le mete, i loro passaporti sono stati confiscati da funzionari cubani, quasi tutti sono stati monitorati da personale di intelligence cubano e sottoposti a richieste di passaggio di informazioni. Infine, secondo quanto riferito, tra il 75% e il 90% degli stipendi pagati dai paesi ospitanti è stato trattenuto dalle autorità cubane.
Le risposte di lungo termine dei partner democratici
Mentre le missioni di Cina, Russia e Cuba hanno attirato molta attenzione da parte dei media, anche gli alleati democratici dell’Italia hanno iniziato a fornire aiuti. Nonostante anche la Francia sia stata colpita duramente dal coronavirus, Parigi ha donato un milione di mascherine e 20.000 tute protettive. La Germania ha riservato 85 posti letto in terapia intensiva per pazienti italiani e ha consegnato sette tonnellate di attrezzature mediche, inclusi ventilatori e mascherine. Ad oggi, i paesi europei hanno donato all’Italia più forniture mediche della Cina. Altri paesi come Albania, Norvegia, Polonia e Romania hanno inviato team di medici e infermieri per supportare le strutture sanitarie italiane. Dagli Stati Uniti è giunto un ospedale da campo con otto unità di terapia intensiva ed il Presidente Trump ha annunciato che invierà 100 milioni di dollari in forniture mediche. Infine, i ministri delle finanze dell’Unione europea hanno recentemente concordato un pacchetto di salvataggio da 500 miliardi di euro per gli Stati membri gravemente colpiti dal COVID-19, anche se molti dettagli devono ancora essere definiti.
L’assistenza ricevuta dai tradizionali partner democratici è stata accolta con favore, ma potrebbe essere giunta troppo tardi per correggere rapidamente la falsa narrativa secondo la quale Cina, Russia e Cuba sono partner più responsabili ed affidabili. L’idea che gli alleati europei siano stati in qualche modo forzati dalle circostanze e non siano riusciti a mostrare solidarietà quando più si necessitava è stata amplificata dai politici italiani euroscettici. I dati del sondaggio SWG indicano che la fiducia nell’Unione europea tra i cittadini italiani è crollata al 27% rispetto al 42% di settembre dello scorso anno.
Le conseguenze ultime della pandemia dipederanno dalle misure prese fino ad ora, ma anche dalle decisioni che verranno intraprese nell’immediato futuro. I paesi europei, in collaborazione con altre democrazie, dovrebbero rispondere all’emergenza globale promuovendo sforzi genuini e coordinati per sviluppare e produrre vaccini e trattamenti, sostenere i lavoratori e le economie in difficoltà, e difendersi dalle campagne di disinformazione volte alla destabilizzazione politica e alla divisione sociale. È necessaria un’azione tempestiva per evitare una crisi più profonda che potrebbe essere sfruttata dagli attori autoritari. L’unità democratica basata sui valori di trasparenza e responsabilità è fondamentale non solo per creare una risposta efficace alla pandemia, ma anche per preservare la libertà in un momento di grande vulnerabilità.
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